«Non riesco a dire di no anche se non mi va di fare qualcosa, perché vorrei accontentare tutti»; «Mio marito dice che sono insopportabile perché se voglio qualcosa urlo e insulto finchè non la ottengo»; «Quando mi fanno arrabbiare non riesco a rispondere a tono, però poi mi vendico di nascosto con qualche dispetto». Sono tre stili comunicativi diversi, rispettivamente lo stile passivo, lo stile aggressivo e lo stile passivo-aggressivo. Sono modalità con cui le persone gestiscono la rabbia, o cercano di ottenere ciò che desiderano, o di sottrarsi a richieste che non gradiscono. Tutte e tre, se adottate costantemente, sono però disfunzionali perché comportano degli svantaggi per sé o per la relazione con l’altro, mentre c’è una modalità più utile che garantisce non solo il benessere personale, ma anche un buon grado di civiltà nei rapporti con gli altri: l’assertività.
13-Apr-24 · Comunicazione e relazione interpersonale
Psicologia dell’odio online: chi sono gli hater e come affrontarli
Psicologia degli hater e come comportarsi di fronte a un attacco
“Hater”, letteralmente “colui che odia”; “hate speech”, letteralmente “discorso d’odio”, tradotto anche come “incitamento all’odio”. Sono fenomeni nati con l’avvento dei social network, che hanno involontariamente permessoe promosso l’insorgenza e la diffusione su larga scala di comportamenti di “aggressione elettronica”. Con “hate speech” si intende qualsiasi espressione contenente insulti, offese, dichiarazioni di intolleranza verso un singolo o un gruppo. Inizialmente veniva inteso in termini di odio razziale, xenofobia, antisemitismo, ma nel tempo la sensibilità sul tema si è ampliata a comprendere anche altre bersagli, come le minoranze religiose, i disabili, gli anziani, le donne, le persone LGBT. Gli hater sono quindi utenti presenti sui social network che aggrediscono, diffamano, ingiuriano altri utenti, con commenti brutali e crudeli apparentemente senza uno scopo preciso se non quello di provocare reazioni.